Un anno normale

Mi sono svegliato molto presto, più molto presto di quanto di solito mi svegli nei giorni che precedono un debutto. Un’attesa più attesa! Eppure, anche stamani, girare l’ultima pagina di questa inutile agenda 2020 non incoraggia particolari entusiasmi. Appuntamenti cancellati, rinviati, e rinviati ancora e annullati del tutto. Addirittura lascio alla cenere di quest’anno gli ultimi tre mesi di pagine completamente bianche!
Leggo l’entusiasmo dell’aspettativa: come se, chiudendosi tra poche ore questo inimmaginabile anno, come per incanto, il nuovo si presentasse più… più NORMALE. Mi dispiace deludervi! Ma sarà molto difficile che solo cambiando il calendario accada un miracolo.
L’espressione che ho più usato in questi mesi è stata: 𝙚 𝙘𝙝𝙞 𝙨𝙤’ 𝙥𝙚𝙣𝙯𝙖𝙫𝙚! Chi poteva immaginarlo un anno così, un mondo così, un Paese così?! Eppure questa meraviglia non ci ha stimolati che al contrasto continuo, ai distinguo insensati, alle parole retoriche incontrollate.
Il silenzio, forse, poteva aiutarci di più! Anche se negli anni ho fatto mio il pensiero del poeta:
“𝐿𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒 𝑒̀ 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎: 𝑙’𝑎𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑒 𝑚𝑒 𝑙’𝑒𝑟𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑞𝑢𝑖𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑖𝑛 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖. 𝐸𝑟𝑎 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑎, 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑠𝑖̀, 𝑚𝑎 𝑒𝑟𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎, 𝑚𝑒𝑟𝑎𝑣𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑠𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎 𝑒 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜 𝑒 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑔𝑖𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑠𝑡𝑟𝑖”, ora comincio ad averne davvero troppo, di silenzio e solitudine.
La consolazione è che, il troppo freddo provoca una sensazione di calore. Dunque è da questa sensazione che mi auguro possiamo tutti ripartire!
È facile quest’anno scambiarsi frasi augurali con chi incontri, scrivi messaggi, a voi qui, a chi telefoni o ti telefonerà. Che possiate riprendere i vostri progetti. Piccoli e grandi. Lasciate che questo augurio lo rivolga innanzitutto ai miei tre figli.
Vi auguro di andare a cena, stringere mani, fare l’amore, guardare un film, testa appoggiata a una testa! Vi auguro affetti stabili – definizione che fino a pochi mesi fa non apparteneva al nostro linguaggio – che vengano sotto casa a brindare con voi, a portarvi il caffè, a rassicurarsi di come state davvero guardandovi… negli occhi, perché solo quelli è possibile scorgere!
Rimane, in conclusione, solo un interrogativo determinante dal punto di vista antropologico. Indossare o meno mutande rosse per stasera?!