Un prima e un dopo

La casa dove vivo è antisismica. Non è questa gran notizia! Il parco dove c’è questo fabbricato era quasi completato nei giorni del terremoto. Ma il terremoto fermò tutto. Alla ripresa, la palazzina che abito – 16 famiglie delle circa 130 – era l’unica non completata. E fu costretta a rispettare le nuove leggi antisismiche. È l’unica ad avere un doppio accesso ai garage, per esempio.
Non “celebro” volentieri questa ricorrenza. È stato un giorno che ha cambiato il destino di molti. Sicuramente il mio! C’è un prima e un dopo terremoto. Uno spartiacque da poter segnare così nettamente nella propria vita non è da tutti. Sono certo ci sarà un prima e un dopo “pandemia 2020” perciò oggi ne parlo.

Quando quella notte, dopo il fuggi fuggi generale, dopo le confuse notizie che si potevano sentire dalle radio delle auto, dopo che le famiglie ritrovarono i figli in giro all’ora della passeggiata domenicale, mi fermai a guardare i falò che si accendevano per riscaldarsi lì nell’area dove ora c’è il consorzio di bonifica, compresi davvero la caducità della vita e… piansi.
Piansi come non mi era mai successo di fare neanche per una morte drammatica, una di quelle per cui chiami in causa, appunto, il destino!
Ho visti i giovani soldati di leva che non sapevano montare le tende da campo. E li sostenemmo. Ho parlato con i camionisti che, dopo giorni di attesa lungo le strade che portavano ai paesini irraggiungibili del cratere, erano stati costretti a svuotare le loro autocisterne di latte giù lungo la strada! Ho scaricato decine di camion di provviste e coperte e giacconi che – non potendo arrivare lì dove ce n’era davvero bisogno – tornavano al COGEMAR di Nocera, che non avendo più spazio, li dirottavano in vecchi capannoni che avevamo qui, dove ci improvvisammo volontari di una protezione civile che per fortuna da allora venne concretamente pensata!
Ci si accorse – allora come ora – che mancavamo di tutto, anche delle strade per arrivarci, lì dove occorreva arrivare! Mancavano persino i tecnici per le verifiche di staticità delle case, come oggi i medici e gli infermieri.
Avevamo allestito nella vecchia scuola media, al posto delle aule stanze con le brandine per ospitare chi non poteva rientrare in casa. Raccoglievamo le richieste di tutto il quartiere e davamo anche le medicine “da banco” o, la cosa più banale, il termometro per misurare la febbre!
Ma anche allora, come ora, dopo il primo momento di rimbambimento superato con la solidarietà e la comunanza di intenti, la gente divenne più “cattiva”, come se la colpa di tutto quello che mancava o non c’era più, o non ci sarebbe mai stato, fosse  di tutti gli altri.
Potrei incolpare il terremoto dei tantissimi errori che mi costrinsi a fare da quel giorno!
Emigrai. Mi allontanai per un po’ dalla mia Terra. E tornai diverso. Ma volli ritornare.

Chist’anno nun se po’ scurdà
avuote ‘e gira è sempe sera
ma c’amma fà’
pe’ avè nu poco ‘e bene
e sempe ‘ncuollo a voglia ‘e da’
ma i’ mo’ nun ‘ngarro cchiù
nun ‘ngarro cchiù a sunà