Paura e Memoria

Stamattina sento la necessità di fare delle considerazioni “politiche”, e me ne scuso, su questi primi due giorni della fase 1 e mezzo.
Considerazioni suggerite dalla cronaca.
La vicenda di Ottaviano
I morti di lavoro sono da sempre un mio cruccio. Ne ho fatto uno spettacolo teatrale (Carne ‘e Maciello) già nel 2011. Ma al di là di questo, la riflessione che facevo ieri è stata: una fabbrica (e non una fabbrichetta, ma un’azienda che ha 15mila dipendenti, leggo) che ha riaperto il giorno prima dopo il lockdown, impegnandosi – come tutte le altre – a protocolli di sicurezza dai contagi, come potrà garantirli questi protocolli, se non garantisce in primis ed a prescindere dal virus, la sicurezza dei suoi impianti di produzione?! Ora è ancora presto per dare sentenze. Ma so che gli incidenti suoi luoghi di lavoro o sono causati da imperizia o da scarsa sicurezza. Non c’è il fato dietro. Mai.
L’inquinamento del fiume Sarno
Già da lunedì sono circolate sui social immagini dell’inquinamento del tratto del fiume che attraversa l’Agro.
Il rammarico dei tanti commenti era direttamente proporzionale alla meraviglia che nelle settimane scorse derivava dal constatare sia la purezza di quelle stesse acque (che di per sé non vuol dire nulla, ma appaga almeno la vista!) che il NON maleodore col quale convivono da decenni, lo sappiamo, purtroppo molte zone delle città attraversate dal fiume. Ecco, ingenuamente riflettevo: ma siccome si sa quali fabbriche hanno riaperto lunedì, non si potrebbero fare immediatamente dei blitz coi droni o con i pronto interventi tipo quelli per scovare i runner e i prenditori di sole solitari di queste settimane, e sanzionarle, bloccarle? Ma, ripeto, probabilmente sono io un ingenuo!
Se i segnali sono questi, ma non voglio essere disfattista, forse non approfitteremo di questa tragedia per cambiare in qualche modo il nostro convivere, le nostre abitudini.
Mi direte: e che ti aspettavi?! Niente, lo ammetto. Anche perché in questo momento rimane ancora molto importante uscire dalla crisi sanitaria non affatto terminata.
Tuttavia, se ancora sotto il giogo della paura non riusciamo ad essere lucidi e razionali, non oso immaginare quel che accadrà allontanandoci dalla paura.
Sarebbe necessario invece che la memoria di questi mesi, ben al di là di essere già diventata ricordo, ci accompagnasse per un po’ di anni a venire. Come quella della guerra accompagnò i nostri nonni e genitori.
Memoria non è peccato fin che giova…
Dopo è letargo di talpe,
abiezione che funghisce su sé…