Stati Generali

Pensavo che paura e consapevolezza potessero indurci ad affrontare finalmente il futuro con uno sguardo nuovo in tutti i settori del Paese, una volta usciti dalla fase di emergenza sanitaria. Ed invece no.
Ne siamo usciti, se possibile, peggiori. Una volta che la “forzata” solidarietà, che sembrava averci fatto unici quando eravamo ai balconi delle nostre case è venuta meno, siamo ritornati quelli di prima con una cattiveria (o diremmo cazzimma? oppure stronzaggine?) maggiore.
Nel solco migliore (peggiore) di questo Paese. Tutti contro tutti.
Destra contro sinistra; ideologia contro post-ideologia; ricchi contro poveri; atei contro credenti; imprenditori contro operai; centro contro periferia; posto fisso tantochemenefotteame contro precari; giovani contro vecchi; bianchi contro neri (povera Mammy!); artisti (tranne quelli del Sistema) contro… boh, ma contro; genitori contro insegnanti; insegnanti contro ministro; ministro contro il plexiglas con una o due s che sia e, ciligiena sulla torta, Zorro contro il sergente Garcia! Cioè chi dice che la mascherina serve e chi dice che non serve.
Insomma, siamo capaci di dividerci su tutto!
Anche, ma non ce n’erano dubbi da mò, nord contro sud. Solo che prima certe schifezze erano lasciate alle curve ultras, oggi stanno sulle pagine dei quotidiani fomentate da certi intellettuali del cazzo!
In una condizione siffatta la politica dei piccoli uomini che la Storia ci ha dato in dote in questa fase, ha gioco facile.
Resterà tutto come prima, anzi peggio. Ci saranno soldi (forse, li voglio ancora vedere!) da investire per cambiare il Paese. Ed è davvero una specie di miracolo in questa tragedia. Sarebbe, per meglio dire. Sì, facciamo debito per i nipoti, ma almeno aggiustiamo il Paese. La sanità, la scuola, le infrastrutture… mettiamo in sicurezza le montagne i fiumi i cavalcavia… modernizziamo i trasporti… velocizziamo la giustizia civile e penale… Un elenco che potrebbe continuare sennonché si aprono gli STATI GENERALI. Dove tutti quelli che non sanno delle priorità del Paese, una sorta di oligarchia, penseranno a come farlo ripartire. Ma perché un Nobel dovrebbe conoscere i miei problemi?! Un sindacalista che non ha risolto la crisi Ilva o Alitalia ha ricette buone per risolvere la crisi della fabbrichetta accanto a me? Perché gli stessi che non hanno accertato che i protocolli in caso di pandemia presenti negli ospedali fossero “provati” e dotati di materiale, devono riorganizzare la sanità territoriale in vista di un qualche nuovo evento tragico? Perché le istanze ed i problemi dei teatri e delle Compagnie di prossimità, degli artisti tutti che operano nelle piccole città e nei piccoli teatri, nei piccoli locali in autonomia, devono rimanere in balìa di un burocrate che ha sempre e solo avuto come riferimento gli Stabili ed i grandi Festival mangia-soldi-passerella per operazioni che senza i soldi pubblici non sarebbero nemmanco pensate?
Noi tutti: insegnanti, operai, disoccupati, medici, infermieri, vigili del fuoco, precari, artisti precari, ambulanti, commercianti, baristi, pizzaioli, pensionati… da chi saremo rappresentati in questi Stati Generali?!
Sarà ancora una volta la politica che risolverà i problemi che ha creato? I banchieri a tutelare risparmio e accesso al credito? Gli imprenditori a salvaguardare sicurezza e mantenimento dei posti di lavoro? Non credo.
Se fossimo in un’altra Storia, mi verrebbe la voglia di appropriarmi di quel Capitale e riprendermi il mio destino!