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Anche ad essere naufraghi ci vuole un destino ammansito.
Su un gommone con 80-90 persone a bordo alla deriva da ieri mattina in acque libiche, nasce un bimbo. Aveva cominciato il suo viaggio dentro la pancia della mamma. Ora Γ¨ su quel barcone. Ed ha due orizzonti possibili.
Arrivare in Europa se una delle navi militari di diversi Paesi accorse in zona dopo l’allerta e l’ordine di deviare la rotta perΒ raggiungere il gommone lanciata dal coordinamento dei soccorsi di Roma, prendesse a bordo quei naufraghi.
Quel bimbo appena nato ora Γ¨ infatti diventato un naufrago!
Aspira allo stato di migrante.
Ma poichΓ© la Libia non Γ¨ riconosciuta come porto sicuro di sbarco, un eventuale soccorso da nave militare estera con trasbordo dei migranti su una motovedetta libica o, peggio, con sbarco a Tripoli, avrebbe esposto le autoritΓ di questi Paesi alla violazione del principio internazionale di βnon respingimentoβ. Per questo nessuno Γ¨ intervenuto, attendendo che a muoversi fosse la guardia costiera della Libia (che l’Italia finanzia e che proprio l’altro giorno Gigginoministrodegliesteri ha visitato!).
In serata i libici si dirigono – probabilmente a bordo di una motovedetta regalatagli da Noi – verso il gommone.
E caricano i naufraghi. Si compie l’altro orizzonte possibile.
Quel bambino, di colpo, diventa prigioniero. Appena nato.