Un poeta, un regista, un romanziere, un saggista

So dove mi svegliai il 2 novembre di 45 anni fa!
Una mattina umida e avevo dormito poco, in un sacco a pelo in una specie di vecchia stalla a Sant’Angelo A Fasanella.
Erano mesi che due compagni di classe – uno purtroppo non c’è più – cercavano di convincermi ad andare con loro nel gruppo scout della mia città. Così alla fine, dopo aver partecipato ad un paio di riunioni, mi ritrovai imbarcato in questo campo di lavoro previsto per il lungo fine settimana (allora anche il 4 novembre era festa). C’erano scout di tutta la provincia… ed anche le ragazze, squow mi pare si chiamassero e forse si chiamano ancora, non so. Nel gruppo nostro non ne avevamo di ragazze, per questo la cosa era più interessante ancora a 15 anni!
Oltre un centinaio eravamo. Mi colpì l’efficienza. In un attimo quelli di Salerno, ovviamente i più numerosi tanto che avevano dei gruppi identificati coi numeri a seconda delle zone della città, crearono dal nulla, per esempio, con un tubo che correva lungo il muro, 7-8 rubinetti dai quali usciva l’acqua… per lavarci, fare i piatti…
Rimase un mistero per me perché fosse stato scelto quel piccolo paesino di montagna, ma in tre giorni lo riempimmo di: strisce pedonali, segnali di stop, recinzioni delle aiuole, canali di scolo in viuzze di campagna… boh! I cittadini non ci si raccapezzavano più.
Comunque, la mattina del 2 novembre, da una radio che qualcuno aveva acceso all’alba lì in quella sorta di camerata dove si dormiva tutti assieme, apprendemmo della morte di Pasolini.

Un senso di frustrazione, anzi di abbandono. Incomprensibile.

“…𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩’𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙞 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙚𝙜𝙪𝙞𝙩𝙖, 𝙙𝙞 𝙋𝙖𝙨𝙤𝙡𝙞𝙣𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙛𝙪𝙜𝙜𝙚 𝙖 𝙥𝙞𝙚𝙙𝙞, 𝙚̀ 𝙞𝙣𝙨𝙚𝙜𝙪𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙤𝙨𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙤𝙣 𝙝𝙖 𝙫𝙤𝙡𝙩𝙤 𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙚̀ 𝙦𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙡’𝙝𝙖 𝙪𝙘𝙘𝙞𝙨𝙤, 𝙚̀ 𝙪𝙣’𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚 𝙚𝙢𝙗𝙡𝙚𝙢𝙖𝙩𝙞𝙘𝙖 𝙙𝙞 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙋𝙖𝙚𝙨𝙚. 𝘾𝙞𝙤𝙚̀ 𝙪𝙣’𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚 𝙘𝙝𝙚 𝙙𝙚𝙫𝙚 𝙨𝙥𝙞𝙣𝙜𝙚𝙧𝙘𝙞 𝙖 𝙢𝙞𝙜𝙡𝙞𝙤𝙧𝙖𝙧𝙚 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙋𝙖𝙚𝙨𝙚 𝙘𝙤𝙢𝙚 𝙋𝙖𝙨𝙤𝙡𝙞𝙣𝙞 𝙨𝙩𝙚𝙨𝙨𝙤 𝙖𝙫𝙧𝙚𝙗𝙗𝙚 𝙫𝙤𝙡𝙪𝙩𝙤”

Ed ogni anno non posso fare a meno, il due novembre, di riguardare la scena di Moretti con la musica di Jarrett in pellegrinaggio all’idroscalo di Ostia… e stare lì, in vespa con lui.