Mariti…

Stavo seduta a fare pipí e guardavo davanti, guardavo la lavatrice, guardavo dentro la lavatrice.
E tutto mi pareva normale. Poi nella lavatrice vedo il bancomat di Gi che gira in torno, nell’acqua con la sua schiuma, prima tutto da una parte poi tutto dall’altra, come in giostra. È come un calzino. Gi sta lavorando nel suo sgabuzzino quando lo chiamo, di venire a vedere il suo bancomat cosa fa in lavatrice, di venire a vederlo girare. – Il bancomat era nel portafoglio, – dice Gi, – mi hai messo i pantaloni a lavare senza togliere il portafoglio? – Non rimane tranquillo, si agita, vuole subito aprire lo sportello maledetto, che però non si può aprire perché la nostra lavatrice è di quelle troppo moderne. Allora gli dico Amore mio, Gi, non preoccuparti: adesso sai cosa facciamo? Togliamo la centrifuga, mettiamo sul risciacquo e andiamo a prenderci un bel caffè al bar, pago io. E Gi dice Sí. Gi, senza quasi rancore, traumatizzato ma non arrabbiato per le sorti del suo bancomat, chiede a Ugo: – Ma secondo te quanto ci può stare un bancomat in una lavatrice senza smagnetizzarsi o sciogliersi o deteriorarsi? E Ugo gli conferma che i bancomat ormai li fanno apposta che possono anche andare in lavatrice senza problemi, sono, come si dice, waterproof. E Gi, allora, molto piú sereno, si prende una brioche, solo per questa volta alla Nutella.
Tornati a casa il ciclo di lavaggio è finito. Il bancomat è tutto pulito e bello. Ancora infilati nella carcassa del portafoglio un po’ scollato di Gi, ci sono venti euro miracolati, appena umidi. I pantaloni coinvolti nell’avventura vengono fuori pieni di pezzettini di carta raggrumata, pallidamente dattiloscritta, a cui è difficile attribuire una provenienza certa, finché un Gi impallidito dandosi una sberla sulla fronte esplode in un Noooooo. E un Porcatroia. Poi, le mani sulle guance come una prefica alle prime armi, chino su se stesso, ancora un altro Nooooo porcatroia. E un Cazzo. Quell’andare e tornare da una parte all’altra del cestello, pur a bassa temperatura, ha infatti prodotto il disgregarsi di uno di quei fogli detti Sostitutivi della patente di guida, attestanti, in caso di patente assente, l’idoneità alla guida. Ecco risolto il caso di quei grumi bianchi impastati alle magliette.
A Gi il peggiore dispetto che gli puoi fare è mandarlo all’ufficio postale, alla motorizzazione, da Equitalia, alle analisi del sangue, agli esiti delle analisi del sangue, al tagliando dell’auto, dal commercialista, al catasto, in questura. Lui è molto coraggioso, ma quei posti gli generano una specie di paura, come un’asma. Allora gli dico: – Cosa vuoi che sia, ci andiamo assieme in questura a parlare con qualcuno, sarà mica una cosa grave o illegale mettere un paio di pantaloni in lavatrice -. Gi si convince e andiamo.
Al comando ci dicono di aspettare seduti all’ingresso. Il carabiniere lo chiama dalla guardiola, Gi mi fa cenno di stare pure seduta, che ci pensa lui, come dire Sono cose da uomini, non preoccuparti. Io non sono molto preoccupata.
– Come sta? – esordisce fiducioso Gi. – Sono venuto a stare qui da poco, mi sa che non ci conosciamo perché non abito a Spricchio da molto tempo. Gi gli parla attraverso un microfono nel vetro, il carabiniere sente circa il tre per cento di quel che gli dice.
– Chiedevo: come sta? Io bene, chiedevo: lei? (…)
– È che due anni fa circa, sí, due anni, mi era andata persa la patente a Milano. Io avevo un foglio sostitutivo, era da un po’ che viaggiavo con questo foglio sostitutivo e mi trovavo benissimo, sa? Però la patente definitiva non mi è mai arrivata, o è anche possibile che sia stata spedita all’indirizzo dove stavo con la mia ex moglie, a Milano. Potrebbe essere arrivata lí, adesso che mi ci fa pensare, perché non sono sicuro di essermi ricordato di fare il cambio d’indirizzo sulla patente. Non ha capito? Un attimo che le spiego. No. Se non mi lascia parlare. È normale che poi non capisca niente se non mi ascolta. Aspetti un attimo che le spiego meglio. Sí, dentro il microfono. Allora, io e la mia ex moglie stavamo insieme, sei anni fa, in via Prisulla, a Milano, poi ho perso la patente, ho fatto la denuncia e mi hanno dato il foglio sostitutivo, io e la mia ex moglie abbiamo cambiato casa, poi ci siamo lasciati, la patente dev’essere arrivata in quella casa, è probabilissimo, ma io nel frattempo mi sono trasferito prima in un’altra casa, per un certo periodo, dove però non ho mai preso la residenza perché era di un mio amico che me la, diciamo, prestava, e poi sono venuto a stare qui, mi sono innamorato, e a quel punto ho anche perso, diciamo perso, il foglio sostitutivo. Capisce? Sono residente qui, però non so se il comune di Spricchio l’abbia segnalato alla motorizzazione di Milano. Il foglio sostitutivo? Gliel’ho detto, non c’è. Lei, la vede? È la mia fidanzata quella seduta lí. L’ha messo in lavatrice, ma a temperatura bassa. Non capisce? Non vuole che le rispieghi? Mi chiedevo solo, non si potrebbe gentilmente scaricare dalla motorizzazione un attestato che mi certifichi che io sono uno con la patente? Non vi parlate tra carabinieri e motorizzazione?
(…)
– Eh, guardi, del permesso non c’è quasi piú niente, solo questo pezzetto, – dice Gi sventolandoglielo davanti. Gli passa il pezzettino salvato, il carabiniere lo guarda. Un feltro cartaceo, un grumo di carta secco sbiancato e muto. Poi aggiunge: – Non potrebbe telefonare lei alla motorizzazione per dire che mi ha visto qui, che attesta che io sono qui con il mio pezzettino di foglio sostitutivo della patente e se me ne fanno un’altra, vuole che non credano a un carabiniere?
Il carabiniere a quel punto solleva lo sportellino, per farsi sentire bene. Scandisce:
– Scriva. Recarsi di persona alla motorizzazione di Milano con, uno, scriva: denuncia di smarrimento della prima patente; due, scriva: denuncia di distruzione del foglio sostitutivo, dichiarazione di cambio di residenza rilasciata dal comune di Spricchio; tre, scriva: il foglio, che le do io, in cui dichiara di essersi dimenticato di ritirare la patente che le era stata recapitata a Milano; dopodiché, scriva: compilare su un apposito modulo, che le daranno là, la domanda per una nuova patente. Ci vorranno circa tre mesi durante i quali le sconsiglio di condurre veicoli.
– Ma io una settimana sí e una no vado a Milano, ho due figlie, e c’è il Barozzi, il mio…
– Ci vada in treno, – taglia corto il carabiniere.
Sono tre mesi che Gi va a Milano in auto senza patente. Pronto a spiegare al vigile che lui, la patente, in teoria, ce l’ha. Cioè, la patente c’è, ma non c’è. Da nessuna parte, sarebbe la risposta piú giusta. Gi ha tante di quelle cose, da nessuna parte.

da "Mariti o Le imperfezioni di Gi" | Valentina Diana