Affetti documentati

Era inevitabile aspettarsi che ci dessimo tutti (almeno in Campania dove è già possibile) all’attività fisica. Specie alle 7 di sera, quando le bella giornate primaverili danno il meglio di sé!
Un po’ come i primi giorni di lockdown, quando ci si faceva prestare il cane dai vicini per portarlo a far pipì o si litigava in casa per chi andasse a buttare l’umido.
Non mi stupisco. Mi stupisce piuttosto questa gran voglia di camminare a piedi, quando fino ad ieri ci servivamo della macchina anche per andare al bar sotto casa. Ma è troppo presto per parlare di cambio di abitudini. Anzi, è del tutto inopportuno, credo.
A parte questo, si è immediatamente chiarita la situazione dei congiunti.
Affetti e fidanzati stabili sono considerati tali. Mi sembra giusto. Si è aggiunto a questi affetti poi, anche un amico intimo, cioè ma proprio un amico vero, ha detto il vice-ministro… Non uno che ve lo inventate!
Che cos’è un “affetto”? Beh un proverbio recita: dagli effetti si conoscono gli affetti! E questo porterebbe a pensare che non esista un modo per generalizzare, circoscrivere in una definizione univoca quanto valga per ognuno di noi una certa persona così da essere considerata un “affetto”.
Ci troveremo dunque davanti ad uno scenario che costringerà le FF.OO. ad esaminare e decidere una montagna di autocertificazioni tali da portare allo sconforto, presumo!
Perciò io mi sto preparando per agevolare i funzionari che dovranno fare le verifiche. Ho tirato fuori dal mio vecchio album le fotografie che mi ritraggono con i miei affetti stabili: c’è quella che un giapponese (o coreano non so), ci scattò davanti alla Grotta di Byron una decina di anni fa. Quell’altra, quando tutti insieme ci fotografammo davanti alla prima automobile comprata coi miei primi guadagni quasi 40 anni fa… E quella che ci facemmo in un autogrill di ritorno da uno spettacolo a Chivasso qualche anno fa…
– “Li tengo documentati i miei affetti, brigadiè!”
– “Jate e buona giornata!”