Alternanza anche nel morire

I morti “sul lavoro” da inizio anno sono già troppi. Già oltre la “media stagionale”. Li ho sempre chiamati morti DI lavoro, perché di quello si tratta. Ci sono morti più atroci di altre. Voglio dire, l’anziano contadino che si ribalta col suo trattore e ci muore sotto non fa tanto notizia come quelli della Thyssen per esempio. E da ieri conosciamo un altro tipo di “morti bianche”. Di quelli che non lavoravano neanche, ma stavano esercitando il loro diritto allo studio. Forniva – questo ragazzo di 18 anni – mano d’opera non retribuita e spacciata come alternanza scuola-lavoro! Una cazzata. Una cazzata organizzata all’italiana, come sempre. Questo ragazzo che aveva tutta la vita davanti e che doveva stare in una classe più o meno brutta, più o meno a rischio covid, più o meno in presenza, era invece in un posto nel quale non doveva stare. E questo dovrebbe indignarci. Forse oramai siamo così abituati a sentire e a digerire il numero dei morti giornalieri per il virus, che UN morto non ci fa più specie. Ma aveva un nome e cognome, delle persone a cui voleva bene e gli volevano bene, dei sogni, dei desideri, delle ambizioni… Aveva a cuore il suo futuro tanto che era in quel posto per voler imparare qualcosa, perché un governo del paese, un ministro all’Istruzione, uno dei tanti che son passati in questi anni, ha pensato di essere un illuminato inserendo questa cosa meravigliosa dell’alternanza… Come quella che s’inventò le classi pollaio, o quelli che cambiano in continuazione l’esame di maturità, o quelli che mettono crediti tolgono crediti comprano i banchi a rotelle rottamano i banchi a rotelle mandano mascherine non conformi chiudono le finestre aprono le finestre la chirurgica la FFP2… Voi che passate e fate danni, sindaci assessori ministri governanti… e poi ritornate nel vostro anonimato, francamente, ve lo dico con il cuore: c’avite rutt’ ‘o cazzo!