Andrà tutto bene

Andrà tutto bene. Un ragazzino l’ha gridato da uno dei balconi che mi circondano ieri sera, dopo questa specie di rito collettivo delle sei del pomeriggio che da qualche giorno fa sì che parta l’inno (al quale man mano si sono aggiunti halleluja, we are the champions, abbracciame).
Sì, ho pensato, andrà tutto bene!
Andrà tutto bene se – usciti da questo momento – ce ne ricorderemo. Evitando di tagliare fondi alla sanità pubblica a favore di quella privata; non mettendo in un carcere da 100 posti 180 detenuti; formando i docenti per la didattica a distanza; implementando la banda larga ultraveloce che oggi raggiunge solo il 24% del Paese; avendo un progetto di Paese che ci faccia organizzare le Università e le scuole professionali sul reale fabbisogno di medici, infermieri, ingegneri, avvocati, architetti… (produttori di mascherine, gel igienizzante e così via!) dei quali ci sarà necessità nel mondo che prospettiamo.
Andrà bene se ricorderemo che nel Naviglio, in pieno centro a Milano, sono comparsi i cigni; nei canali di Venezia si rivede il fondale ed i… pesci! Andrà bene se scorreranno davanti ai nostri occhi i fotogrammi della “cappa” di inquinamento sull’Italia così come sta cambiando giorno dopo giorno al passo con la diminuzione delle emissioni nell’aria.
Andrà tutto bene se quest’inutile Unione Europa, che nel momento cruciale fa carta straccia anche del fascino di un’idea antica, se ne vada a fare in culo! E non per un nazionalismo fascista, ma perché non serve a niente così com’è e continua ad essere.
Andrà bene se ricorderemo che abbiamo trovato tra quattro mura una sorta di rifugio più o meno sicuro e ci verrà da pensare a chi, quel rifugio, non ha potuto averlo o non l’ha mai avuto o l’ha perduto o non si può più permettere di averlo.
Certo che andrà tutto bene, ragazzo mio!