Girerà la testa

Forse sognavo. Non lo so. Non me li ricordo mai i sogni. Comunque, stranamente, dormivo.
All’ora in cui di solito sono già sveglio da un bel po’.
Non so voi, ma dormo sempre meno.
Non che sia stato mai un gran dormiglione.
Comunque mi ha svegliato il suono di una sirena. Le distingui quelle delle autoambulanze. Oramai le sole che si sentono. Prima potevo confondermi. In genere qui si sentono di più le sirene di carabinieri e polizia, specie all’alba. Oppure quelle dei VV.FF. poiché vivo in linea d’aria ad un centinaio di metri dalla caserma dei pompieri.
Ma ora, solo autoambulanze.
E la sirena mi ha riportato alla realtà. Sopita dal sonno.
Certo che sembra non finire più!
Era cominciata come una cosa lontana, che non avrebbe potuto sfiorarci… che sì, avremmo contenuto con facilità… ma dài che tutto sommato è una specie di influenza…
Ed ora eccoci a fare i conti con una vita che non sarà più la stessa. Inconsapevolmente. Da un giorno all’altro.
Cambiata la priorità dei nostri pensieri. Mi rendo conto che le mie preoccupazioni più incalzanti di fine gennaio, ora sono passate in fondo alla lista. Anzi, sono in overbooking.
Molti si chiedono ed esortano a chiedersi quale sarà la prima cosa che si farà “quel giorno”!?
Non so rispondere, non mi affascina la domanda.
Credo che mi sentirò come quel neonato che, nato a fine dicembre, è rimasto d’improvviso isolato dal mondo. In casa coi genitori ed il cane di famiglia. La nonna, ad un certo punto non ce l’ha più fatta. Ed ha deciso di sfidare i lanciafiamme del governatore per vedere sto piccolino che aveva potuto spupazzarsi solo per poche settimane appena nato. Questi nonni però, sono stati costretti a fuggire subito alla vista del bambino che oramai ha più di 4 mesi. Ai suoi occhi erano specie di mostri. Creature strane apparse in una vita che fino a quel momento aveva conosciuto solo il volto della mamma, del papà e… del cane! Quattro mura rassicuranti… rumori esterni inesistenti. Qualcosa di simile al ventre materno. Poi d’improvviso l’imprevisto!
Ecco, m’immagino come quel bambino riimmesso nei suoni, nei colori, nel male_odore delle nostre città.
Quando arriverà “quel giorno”.
E potrebbe accadermi come mi accade spesso nei grandi magazzini nei quali entro per la prima volta (entravo, cioè).
La testa gira: le luci, la musica, i clienti vocianti… Una specie di crisi vagale.
Eh sì, rientrerò nel mondo come quando entro in acqua al mare la mattina presto. Prima la punta del piede. Brivido! Poi tutto il piede. Tremolio di tutto il corpo. E poi un po’ e ancora un po’ fino al ventre. Sosta lunga perché è il momento più che hai la “botta”… ed infine, via… deciso sott’acqua!