Il branco

All’inizio mi sono stupito. Non trovo giustificazioni per la sconsideratezza con la quale questi nostri ragazzi hanno vissuto l’estate e stanno affrontando questa fase – che è ancora la fase 3, ricordo – nella quale bisogna(va) convivere con il virus!
Le immagini che man mano arrivano dalle discoteche, sarde e non, le reazioni, spesso violente, che si hanno nei confronti delle FF.OO. che invitano a mettere la mascherina, i racconti che fanno su come, nonostante la febbre, abbiano preso traghetti, siano rimasti tranquillamente a girovagare negli hotel e sulle spiagge… le generalità false lasciate nei locali: tutto come in un gioco di ruolo al quale sono abituati.
Tutto questo è davvero sconcertante!
Ed ovviamente non promette nulla di buono.
Ma poi ci ho pensato bene. Che cosa ci saremmo aspettati da questa nostra “peggio gioventù”? Li abbiamo lasciato studiare in scuole brutte, troppo brutte, ma soprattutto insicure, con 3 istituti su 4 senza agibilità ed un crollo qualsiasi ogni 4 giorni! Appena c’è un allarme meteo arancione (che poi finisce sempre che esce il sole!) li lasciamo a casa per l’impazzimento di padri e madri perché sindaci e governatori pavidi hanno forse paura che il vento faccia crollare alberi non potati, allagare strade con tombini intasati, straripare argini mai messi in sicurezza…?!
Insomma gli abbiamo dato in eredità città brutte peggio delle scuole nelle quali li mandiamo a studiare!
Ed essi si sono adeguati… adeguati al nulla. Restando attaccati agli i-phone e forse immaginando un mondo altro, una socializzazione fasulla dove il “pubblico” resti sempre più circoscritto al “privato”: i miei follower, i miei “amici”, i miei contatti.
Una sorta di branco nel quale i vecchi – genitori compresi – non sono contemplati. Restano indietro, non accanto.
Semplicemente non ci pensano che un comportamento superficiale possa compromettere la salute di chi è fuori da quel branco invincibile e scaltro!