In attesa del nulla!

Oramai è chiaro: il Governo non farà mai il lockdown come a marzo e aprile! L’hanno chiaramente detto. Non ce lo possiamo permettere, sostengono. Quindi è stata una scelta aprioristica, indipendentemente da ciò che sarebbe accaduto, per ragioni esclusivamente economiche.
Per cui, mettiamoci l’anima in pace e speriamo: ‘a bbona ‘e ddio, come dicevano i miei vecchi.
Durante l’altro confinamento avevo una prospettiva. Ogni giorno guardavo il numero dei contagi e quello dei morti, seguivo i grafici per vedere la curva prima stabilizzarsi e poi calare. Grazie anche ad un presidente di regione erettosi a cane da guardia della “differenza” – a questo punto devo dire fortunata – della Terra nella quale vivo.
Ora non ho nulla da aspettare in questa specie di oblio! E francamente non è più neanche tanto importante di che colore è o sarà la mia regione. Troppo tardi. C’erano decisioni da prendere almeno 50 giorni fa e non lo si è fatto; occorreva organizzare la Sanità Territoriale sin da maggio e non lo si è fatto; avere medici ed infermieri, posti letto e ossigeno… Niente!
Eppure tutti continuavano a dire che una seconda ondata era certa e più recrudescente sommandosi all’influenza di stagione.
Non è più importante, vedendo le scene di quel che sta accadendo negli ospedali della mia regione! Bisogna ora almeno assistere le persone, curarle, salvarle o fargli vivere un’agonia decente. Tutto questo non mi pare stia accadendo.
Il confinamento serviva prima, ora serve la guerra in trincea; un assalto alla baionetta contro un nemico che ha già le mitragliatrici!
E il Governo si attacca ad un algoritmo ridicolo; il Presidente della mia regione usa le ordinanze per risolvere faide politiche, la clava per polemizzare su tutto e su tutti anziché spiegarmi quelle immagini che vedo; i sindaci non hanno il coraggio necessario – come il sindaco di Striano, schernito quando ha ordinato che i minori potessero uscire solo accompagnati da un adulto, ma sta salvaguardano la sua comunità – per assumere decisioni impopolari che non potrebbero – forse – neanche sostenere!
Ed allora aspettiamo. Di vivere o morire non importa. A me importa dover soffrire in quello stato, perché certe immagini mi hanno ricordato gli ospedali siriani dopo i bombardamenti, quelli afghani, quelli libici… Insomma un altro mondo che chiamiamo “terzo”!
E mentre aspettiamo già ci fanno sapere che questo Natale dovrà essere in_felice. In attesa… del nulla!