La felicità secondo Rebecca Solnit

«O riusciremo a migliorare come comunità oppure ci autodistruggeremo… Siamo una specie collettiva. Gli animali sopravvivono cooperando. Un bambino piange e piangono anche gli altri. Nelle catastrofi la maggioranza delle persone si comporta bene, mentre le élite spesso fanno il contrario. Il fatto di non credere nell’umanità consente a molti individui di giustificare il proprio comportamento violento. Dicono di voler proteggere la vita degli altri quando in realtà stanno garantendo lo status quo. Una scavatrice può costruire un orfanotrofio o travolgere qualcuno. Non è lo strumento, è lo scopo per cui viene usato. Non sono contro l’amore fra individui, ma lo abbiamo idealizzato (la metà dei film di Hollywood sono storie d’amore), cosa che non abbiamo fatto nella stessa misura per l’amore pubblico. Ho voluto studiare quanto è necessario per noi appartenere a una comunità. La vita acquisisce senso con questa relazione. I disastri avvicinano l’utopia collettiva. Se credi nel bene collettivo, ti metti la mascherina. Se dai la priorità alla libertà individuale rispetto all’attenzione reciproca per il prossimo, la rifiuti. Non sono una fan della felicità. Molte persone pensano che sia uno stato ininterrotto a cui si arriva evitando qualsiasi problema, e questo le spinge a ignorare le ingiustizie e la sofferenza degli altri. Molti infelici non riescono a capire che interagire con gli altri è una necessità, perché è un valore che oggi non viene celebrato; e credono che il senso arriverà nelle loro vite attraverso esperienze personali, invece che attraverso il coinvolgimento con altre persone. Impegnarsi con altri esseri è in forte contraddizione con la cultura capitalista individualista, che sembra dire che abbiamo bisogno soltanto di cose belle.
Poco tempo fa è morta la giudice della Corte suprema Ruth Bader Ginsburg. È stata felice? Di sicuro non ha passato tanto tempo, come altre persone, a organizzare picnic o a comprare vestiti, ma credo che abbia sempre sentito che la sua vita stava contribuendo a migliorare la società. Tendiamo a chiederci se ci amano, invece di porci la domanda se noi amiamo quello che ci circonda»
 @La Repubblica 11.11.2020Intervista a Rebecca Solnit