Inoltrato!

Diciamocelo. È molto più semplice e veloce farsi gli auguri da quando abbiamo i social… sopratutto noi di un paio di generazioni fa ne traiamo grande sollievo.
WahtsApp è meraviglioso allo scopo. Specie se sei in più “gruppi”: basta un messaggio e te li fai tutti. Su facebook poi non ne parliamo. Con una immaginetta fai gli auguri a centinaia di persone a cui mai ti saresti sognato di farli di persona personalmente!

Mi ricordo… (è il titolo del prossimo spettacolo che faremo il 17 maggio al Diana, ne approfitto!)  Mi ricordo, dicevo, di quando ero ragazzo. Nelle feste comandate andavamo a pranzo dai nonni paterni. Sempre, per anni. Almeno fin quando non è stato in vita il nonno. Essendo la famiglia numerosa ci si alternava. Natale e Santo Stefano; Capodanno e la Befana. A Pasqua vi erano più problemi perché c’è solo la domenica di Pasqua. Ma noi qui siamo fortunati perché la domenica seguente si festeggia la Madonna delle Galline. Quindi in due gruppi almeno ci si divideva.
Ma non è questo il punto. Il punto è che, c’era – istituzionalizzato – il tempo degli auguri.
Lo zio primogenito, di fatto il capofamiglia, dalle 12.30 in poi faceva e riceveva gli auguri. Al telefono. E bisognava aspettare che questa specie di rito fosse terminato per dare il là al tempo della cucina. C’era una specie di lista nella memoria collettiva familiare: sapevamo tutti chi mancava all’appello. Erano sempre gli stessi che chiamavano o a cui chiamava.
Capitava che si faceva ora di mettersi a tavola (perché non si poteva sforare le 13.00) ed allora lo zio diceva “Carmelina non ha chiamato ancora. Ma buttate pure (la pasta)”. Poi Carmelina chiamava dopo il primo boccone! Nel rammarico di tutti.
Insomma era complicato fare gli auguri 50 anni fa.
Poi con gli SMS è stato già più facile, un po’. Io, che ho mantenuto questo “ricordo” del fare gli auguri, puntualmente mi mettevo lì ritagliandomi un tempo prima di pranzo e mandavo auguri. Ma mi piaceva personalizzarli, cioè mettere il nome anche se il messaggio era lo stesso.
‘O anema e quanto tempo perdevo! Così a un certo punto ho diviso tra quelli che “dovevano” farmeli loro per cui rispondevo “anche a te e famiglia” e quelli a cui dovevo farli io!
Con whatsapp molto più semplice e quindi li mando a tutti… anche a chi penso “debba” farmeli!
Ma c’è una cosa che non capisco. Anzi, diciamo pure non sopporto. Quando mi mandano quelle immaginette lasciando sopra scritto “inoltrato”. Ci avete fatto caso?!
Inoltrato! Significa che mi hai girato una cosa che ti è arrivata da un altro che a sua volta l’ha mandata ricevuta da un altro e da un altro ancora… e così via! Una specie di catena di sant’antonio di auguri… Anzi, di UN augurio. Sempre lo stesso che gira gira gira fino a tornare al punto di partenza. Ma esisterà il primo che se l’è inventato quell’augurio?! Dubito.
Ed allora, visto che è diventato così veloce e semplice scambiarceli questi auguri, proviamo ad inventarceli, a farli ad uno ad uno di persona. Magari incontrandoci al bar del centro!
Auguri.