Non lievito abbastanza

Non abbiamo più le nostre certezze.
In due mesi le piccole oasi di normalità che punteggiavano il nostro tempo, sono state inghiottite dalla noia!
E rimane l’attesa. Lenta. Confusa. Disordinata.
Un pezzo di vita in disordine che non si sa se riusciremo a rimettere a posto. Non nell’ordine di prima. Ma in una sequenza diversa, nata da questa confusione.
Disordinata, come le parole che diciamo ed ascoltiamo per spiegarci ciò che non sappiamo e non possiamo spiegare.
Disordinata, come il letto che stamattina non mi va di rifare… o i capelli che non trovano più il giusto verso. Quei pochi rimasti più che altro come “monumento a quello che fu” che per un reale bisogno di essere lì al proprio posto oramai inutilmente!
Disordinata, come il cuore, povero cuore diviso: tra l’angoscia dell’attesa, ed il desiderio di rivivere le persone che amo.
Una specie di abbandono. Scandito tra la doccia, i denti da lavare, il letto da rifare, il pranzo da pensare, i piatti da lavare, i denti da lavare, la cena da pensare, i piatti da lavare… i denti da lavare. Il bucato da fare.
Mi sono rotto il cazzo di fare la pizza. E pure la torta.
Aspettare lì che lievitino. Com’era bello veder crescere l’impasto la prima settimana. E anche la seconda… e anche… Ma poi francamente che palle! Questo tempo lento. Che mi ha fatto mettere 3 chili. L’ho nascosta. La bilancia. Ogni tanto la guarda e le dico: “non è il tuo tempo, questo! devi stare lì… nell’oblio!”.
Nell’oblio. Come tutti noi.
Tra l’idea e la realtà cade l’ombra.