Quarantena su misura

Ognuno vorrebbe la quarantena “a sua immagine e somiglianza”. Ovviamente.
I ragazzi vorrebbero tornare a scuola perché, diciamolo, nonostante i loro legami siano sempre più demandati ai social, il cazzeggio della scuola non è replicabile. Incontrarsi, darsi gli appuntamenti per le feste, per un cinema, per una uscita collettiva nei centri commerciali… patatine e ketchup… e nuoto e palestra e pianoforte e…
E poi, come si ci annoia in classe alle lunghe spiegazioni dei prof., non ci si annoia a casa! A parte l’ironia, i ragazzi di oggi sono così “seri” (o dovrei dire seriosi) che sanno di star perdendo qualcosa…Qualcosa di difficilmente recuperabile. I prof. anche. Immagino che per tanti di loro l’e-learning non sia agevole. Con tutti i problemi che si hanno nel mostrarsi da casa propria (con figli e compagni nei paraggi), nelle case altrui (con genitori lì presenti che già ai colloqui sono difficilmente sopportabili!).
I pizzaioli vorrebbero consegnare le pizze. I pasticceri far dolci. I commercianti in genere vorrebbero riaprire. Un cliente alla volta che già per farlo entrare in negozio un cliente ce ne vuole! I cantieri vorrebbero aprire. I muratori, elettricisti, imbianchini… tutta la filiera, che già non se la passavano bene. Vorrebbero riaprire i campionati di calcio, le corse ciclistiche… Diritti televisivi, sponsor che abbandonano. Vorrebbero riaprire le fabbriche. Tutte. La crisi sopprimerà i piccoli, i non competitivi. Anzi, probabilmente è già nei fatti accaduto. Gli operai vorrebbero lavorare… ma in sicurezza. E qual è la sicurezza indispensabile? La stiamo studiando. Ancora.
Vorrebbe riaprire la filiera del turismo, che ha già buttato all’aria Pasqua, il 25 aprile e il primo maggio… E non vorrebbe davvero essere messa in ginocchio per le vacanze estive. E naturalmente camerieri, cuochi, addetti al piano, signore delle pulizie, barman…
Vorrebbero riaprire i teatri, i cinema… Vorrebbero tornare a suonare i musicisti, far ripartire le loro tournée… ovviamente coinvolgendo tecnici, macchinisti, costumisti, coriste, attori, scaricatori, facchini… Vorrebbero riaprire ristoranti e bar… gli ultimi della fila.
Insomma tutti vorrebbero che la loro quarantena finisse… ieri.
Lo vorrebbero gli amanti per tornare ad incontrarsi. I fidanzatini per tornare a sorridersi tenendosi le mani. Le prostitute per i loro clienti. Gli autisti di uber, persino i parcheggiatori abusivi.
Poi ci sono i medici e gli infermieri. Quelli che portano le autoambulanze, i volontari del 118… A quelli che, apri o chiudi, poco importa! Importa solo che diminuisca il rischio quotidiano; che il turno di lavoro sia contenuto in un tempo misurato; che la sofferenza nella quale sono immersi da mesi si quieti.
Infine ci sono quelli che “ne parlano”.
Generalmente politici di ogni colore che fino all’altro ieri di virus avevano preso solo il raffreddore; intervistati da giornalisti che chiedono opinioni perfettamente inutili agli sgarbi di turno; contrapponendoli a virologi che nessuno se li cacava fino a due mesi fa, chiusi nei loro laboratori, e che stanno h24 in tv ma ancora non ci hanno fatto capire quale cazzo di mascherina dobbiamo portare!
E ci sono governatori che governano ognuno per cazzi suoi, sindaci che sindacano oltre le ordinanze dei governatori che sono più o meno diverse dalle ordinanze del primo ministro.
In una situazione del genere, il rischio più grande che corriamo è che alla fine della giostra ognuno, adeguandosi al detto antico – che per la nostra cultura popolare, è notorio, non sbaglia mai – farà da sé!

La condizione nella quale ci troviamo di più a nostro agio. Da sempre!