Questione di odori!

Mi sforzo di ricordare gli odori. Non è uno sforzo arduo. Anzi, è una cosa che mi riesce piuttosto facile associare il profumo ad una persona. Oppure ad un luogo particolare. In questi giorni sono i profumi che mi tengono legato al ricordo dei legami interrotti.
Ci sono persone che hanno odori semplici, come per esempio l’odore del mare, e ti costringono a viaggiare mentre le respiri. Oppure profumano di vaniglia che sembrano dolci appena sfornati. O di un prato appena tagliato che ti ci vorresti rotolare sopra!
E sì. Perché per definire un profumo lo devi per forza associare ad un odore noto. Per similitudine. Comparazione. Bergamotto, sandalo, lavanda… pesce andato a male.
In questo distanziamento il profumo delle persone che mi mancano mi tiene compagnia. Posso associarlo ad un viso, a quando le ho conosciute, a quello che ci siamo detti o quel che abbiamo fatto insieme. E dove le ho incontrate. Seduti a quel tavolino a bere un caffè. Oppure su una spiaggia del Salento. O nella confusione di un supermercato.
Certe volte, quando sento un profumo così buono che mi fa socchiudere gli occhi, sono tentato di chiedere: “che profumo hai?” e avrei voglia di avvicinare il naso alla faccia… Ma mi fermo, sarei invadente… o invasivo, non so. Insomma, non si fa! Eppure…

…gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, davanti alla bellezza, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo…

Perciò non cambio mai profumo. Non regalo mai profumi. Ad ognuno il suo. “L’arma di un essere è il suo odore!ho letto da qualche parte. Ecco una definizione adatta al linguaggio che usiamo in questi giorni: guerra, eroi, trincea… armi! La mia arma per rievocare persone e luoghi ora, fuori da questo bunker.