Si continua a cantar Mameli

Si è cominciato l’8 marzo. Alle sei di sera qualcuno ha fatto andare l’inno, applauso, poi qualche altra canzone a libero piacimento del signore alla consolle. Repertorio misto: Adele, Jovanotti, Zero, Il Volo, Pavarotti, Mengoni… insomma robba ammiscata! Dopo qualche giorno, per consentire di informarsi sul numero dei morti giornalieri e seguire la conferenza stampa della protezione civile, l’orario è stato spostato alle 18.30, passando dalle luci dei cellulari che illuminavano la scena, alla luce naturale delle giornate che si allungavano. Man mano dagli applausi capivo che c’era molta più gente affacciata ai balconi. E molto più convinta.
Ci si congedava con un: “A domani”.
Col passare dei giorni il nostro dj ha preso coraggio e si è messo a dire cose con un microfono. Oppure ci faceva ascoltare considerazioni illuminate non so prese da dove e recitate da chi… E’ venuto fuori anche un “discorso all’umanità” di Chaplin.
La gente rimaneva sempre più a lungo sui balconi a parlarsi, a dirsi cose… e poi: “A domani”!
Ogni tanto, sollecitati dal signore alla consolle si è cantato “tanti auguri a te…” per far gli auguri a qualche suo congiunto credo… o per qualche onomastico più diffuso, tipo san Giuseppe (con l’ovvio augurio ai papà), san Vincenzo… Ah, il 25 aprile abbiamo ascoltato “Bella ciao“!
E proprio la sera del 25 aprile si è deciso di postecipare l’orario alle 20. Lui ha spiegato il perché, gli altri hanno applaudito. Io non ho capito.
Pensavo che con la Fase 2 la cosa finisse lì.
Invece è continuata. Esattamente come prima! Ieri sera ha messo su “Mamma son tanto felice…” con auguri finali a mamme e nonne e chiacchierate proseguite da un balcone all’altro per un bel po’.
Una nuova agorà condominiale (siamo oltre 100 famiglie in questo parco!) ho immaginato. Forse può essere un nuovo modo per sentirci più comunità, un bisogno di empatia celato, se si continua ad andare avanti e non so ancora fino a quando!? Questa abitudine fattasi consuetudine ci fa sentire in qualche modo parte di qualcosa e dunque vorremmo reconditamente mantenerla per sempre? (basta cambiare un po’ la playlist!)?
Bello, no!?
No. Illusorio. Difficile non distrarsi di nuovo. Cambiare lo sguardo. La prospettiva offerta dai balconi.
A meno di 40 ore dalla liberazione di Silvia Romano, la giovane donna italiana volontaria rapita in Africa e prigioniera per quasi 600 giorni, abbiamo discusso (non noi del condominio, ma noi del Paese) nell’ordine:
– del riscatto pagato per riaverla indietro
– del perché sia andata a fare la volontaria lì dove l’hanno rapita
– del perché si sia presentata a noi vestita in quel modo
– della sindrome di Stoccolma
– del fatto che si sia convertita all’Islam più o meno liberamente
– che forse quel vestito nasconde che è incinta dei suoi carcerieri…

Insomma, l’inno c’è… bisogna solo stringersi a coorte…
E nun me pare ‘na cosa facile!