Si riapre!

Pare che “si riapra”!
Non lo so in che termini. E sopratutto sento sempre aggiungere: “dobbiamo essere consapevoli di correre dei rischi, perché il virus non è sconfitto”. Bene!
Dice: “i mezzi pubblici dovranno essere sanificati ogni giorno”. Ottimo!
Ma forse si è sognato un altro mondo?! No, perché se mai avete preso un treno locale, quello che in genere prendono i lavoratori pendolari, la circumvesuviana o un qualsiasi altro bus di linea, avrete notato di certo la pulizia dei vetri (e mi fermo per carità ai vetri!). Dunque, passare dalla non accorta pulizia alla sanificazione in un colpo solo a me pare tanta roba!
Nei vagoni della metro 1/4 dei passeggeri. Dicono. Le metro all’ora di punta. Non si farà salire il 51° passeggero in una carrozza. Chi? Il personale? Mettiamo un controllore in ogni vagone? Quadruplichiamo le corse. E i costi? Lo stesso numero di passeggeri per più corse e più personale? E se uno sale a bordo senza mascherina? Chi lo sanziona?
Ecco, sono solo una parte di perplessità che mi vengono e solo su un pezzo della necessaria convivenza una volta aperti: il trasporto pubblico, indispensabile per chi andrà a lavorare.
C’è poi la sanità territoriale che dicono “indispensabile per contenere i contagi”. Come? Coi medici di base che hanno le segretarie che scrivono le ricette? Che hanno ognuno 5000 pazienti? Cioè su di loro andrebbe caricato il peso di fare da argine al contagio?! In una famiglia, in un quartiere, in una piccola comunità… E in quelle grandi? C’è da riorganizzarla, dicono.
Come? Quando?
Ieri ho sentito uno spot del Ministero per la ricerca di 500 volontari nelle RSA e 1000 negli Istituti penitenziari. Cioè al più basso gradino di assistenza socio-sanitaria siamo carenti di personale.
E ai gradini più alti?!
Basta. Stamattina fermo qui le mie perplessità.
L’ipocondria latente si sta già facendo strada. Devo sedarla. In genere la cioccolata funziona.