Spacciatore di lenti

“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura…”
Vent’anni oggi che manca Faber! Manca, ma per fortuna non manca a nessuno di noi, spero, quello che ci ha lasciato detto negli ultimi 50 anni.
Fabrizio ci ha lasciato un testamento. Non solo quello espresso dai versi della omonima lirica, ma un testamento di pensieri che oggi, come un tempo, sono necessari, indispensabili.
Pensavo stamani a lui ed ho riletto con avidità, al buio delle prime ore di questo giorno del ricordo, alcuni suoi pensieri. Tempo fa mio figlio – che fortuna! – mi regalò una splendida monografia su Fabrizio. Un’opera immensa. E cara. Da tenere sul comodino… come il breviario per i preti senonché sia impossibile per le sue dimensioni.

“Quando non hai nessuna possibilità di decidere del tuo destino, ti metti nelle mani di qualcuno che, in quel momento, speri che esista. E così ti arrendi alla tentazione della preghiera: non una preghiera tua, che forse non ne sei capace, ma una di quelle che ti hanno insegnato da bambino e che, magari, ti ricordi ancora a memoria.”

“Se posso permettermi il lusso del termine, da un punto di vista ideologico sono sicuramente anarchico. Sono uno che pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio.”

“Quello che io penso sia utile è di avere il governo il più vicino possibile a me e lo stato, se proprio non se ne può fare a meno, il più lontano possibile dai coglioni.”

“I potenti rammentino che la felicità non nasce dalla ricchezza né dal potere, ma dal piacere di donare.”

“Io sono uno che sceglie la solitudine. E che come artista si fa carico di interpretare il disagio rendendolo qualcosa di utile e di bello. È il mio mestiere.”

“Ebbi ben presto abbastanza chiaro che dovevo camminare su due binari: l’ansia per una giustizia sociale che ancora non esiste, e l’illusione di poter partecipare in qualche modo a un cambiamento del mondo. La seconda si è sbriciolata ben presto, la prima rimane.”

“Fra la rivoluzione di Gesù e quella di certi casinisti nostrani c’è una bella differenza: lui combatteva per una realtà integrale piena di perdono, altri combattevano e combattono per imporre il loro potere.”

“Capii di aver trovato la persona che poteva condividere le mie vette senza inorridire dei miei abissi.”

“Perché scrivo? Per paura. Per paura che si perda il ricordo della vita delle persone di cui scrivo. Per paura che si perda il ricordo di me. O Anche solo per essere protetto da una storia, per scivolare in una storia e non essere più riconoscibile, controllabile, ricattabile.”

“L’artista è un anticorpo che la società si crea contro il potere. Se si integrano gli artisti, ce l’abbiamo nel culo!”

Potrei ancora e ancora scrivere… Ma in questi pochi pensieri c’è gran parte di me: di come sono cresciuto e di come sono adesso. Di quello che Faber mi ha aiutato a capire e ad essere nella vita… Mi ha segnato, mi ha insegnato… Ad essere
Non più ottico ma spacciatore di lenti
per improvvisare occhi contenti,
perché le pupille abituate a copiare
inventino i mondi sui quali guardare.

Quanto manchi Faber!
A questo Paese impazzito, manchi.
A questo tempo senza pensieri.
A questi giorni nei quali i maiali grugniscono avventandosi su anime in pena!
E mi fa male ancora di più ascoltare le tue canzoni. Non lo sopporto. Non ce la faccio!
Non ce l’ho più il cuore per sorridere perché…
presto la notte finirà
con le sue stelle arrugginite
in fondo al mare.
Ed ho paura!
“Sicuramente ho paura della morte. Non tanto la mia che in ogni caso, quando arriverà, se mi darà il tempo di accorgermene, mi farà provare la mia buona dose di paura, quanto la morte che ci sta intorno, lo scarso attaccamento alla vita che noto in molti nostri simili che si ammazzano per dei motivi sicuramente molto più futili di quanto non sia il valore della vita. Io ho paura di quello che non capisco, e questo proprio non mi riesce di capirlo.”

Chiudo il libro che si fa giorno, Faber!

Anime Salve, De Andrè, 1996